Dalla
riduzione del testo a libretto,
venne ricavata da Umberto Giordano
l'opera omonima andata in scena in
prima rappresentazione al Teatro
alla Scala di Milano il 20 dicembre
1924. La sola bibliografia teatrale
di Benelli comprende una trentina di
titoli, sviluppati nell'arco di una
quarantina di anni e articolati
tanto su drammi sociali quanto su
commedie di ambientazione di tipo
borghese.
Benelli nacque in
una famiglia di
artigiani di umili
condizioni e dovette
interrompere gli
studi a causa della
morte prematura del
padre. Dopo una
breve esperienza
come giornalista, si
avvicinò alla
letteratura da
autodidatta e solo
poco più che
trentenne, nel 1908,
scrisse la sua prima
commedia, Tìgnola.
Il successo non tardò però ad arrivare: l'anno successivo, infatti, veniva messo in scena al Teatro Argentina di Roma il dramma La cena delle beffe.
Il successo non tardò però ad arrivare: l'anno successivo, infatti, veniva messo in scena al Teatro Argentina di Roma il dramma La cena delle beffe.
Il
lavoro
di
Benelli
fu
accolto
con
estremo
favore
dalla
critica,
spiazzata
dal
tentativo
(evidentemente
riuscito)
dell'autore
di
rompere
gli
schemi
classici
dell'epoca,
centrati
sulla
foga
e la
crudezza
del
verismo
o
altrimenti
sull'ars
declamatoria
di
stampo
dannunziano.
La
fortuna
di
questo
titolo
non
si
limitò
al
territorio
italiano
(la
tragedia
entrerà
stabilmente
nel
repertorio
teatrale
per
essere
rappresentata
anche
sotto
chiavi
diverse,
come
nella
versione
di
Gigi
Proietti)
ma
fu
replicata
anche
all'estero,
tanto
da
essere
portato
in
scena
negli
anni
successivi
in
numerose
repliche
sia
a
Parigi,
da
Sarah
Bernhardt,
sia
Broadway,
dalla
compagnia
di
John
Barrymore.
Benelli
ebbe
il
pregio
di
saper
coltivare
la
sua
vena
artistica,
senza
adagiarsi
sugli
allori
del
successo
ottenuto
con
la
Cena;
negli
anni
immediatamente
successivi
riuscì
a
scrivere
altri
importanti
lavori
teatrali
di
impronta
storica
che
ebbero
un
particolare
successo
anche
in
virtù
dei
multiformi
apparati
scenografici
con
i
quali
venivano
rappresentati
in
scena.
Si
segnalano
qui,
in
particolare,
le
tragedie
L'amore
dei
tre
re
(1910),
servita
anche
da
libretto
per
un
melodramma
di
Italo
Montemezzi
andato
in
scena
nel
1913;
Il
mantellaccio
e
Rosmunda
(scritte
nel
1911);
La
gorgona
(1913),
da
cui
furono
tratti
due
film
omonimi
nel
1914
e
nel
nel
1942;
ed
infine
Le
nozze
dei
centauri
(lavoro
pubblicato
nel
1915).
Nel 1913 compose un poema sinfonico in onore di Giuseppe Verdi musicato da Francesco Cilea ed eseguito al Teatro Carlo Felice di Genova, città alla quale il cigno di Busseto era molto legato. A detta dei critici l'arte letteraria di Benelli - specie per quanto riguarda la produzione principale che va dal 1908 al 1915 - è contraddistinta da una raffinata ricchezza di simbolismi, solo in parte intaccata da un cupo erotismo e da forti connotazioni di carattere psicologico. La successiva produzione poco aggiungerà al suo valore di scrittore dalle molte sfaccettature. Meritano di essere comunque segnalate le commedie: Adamo ed Eva (del 1933), Madre Regina ed Eroi (messe in scena nel 1934) e Caterina Sforza (1938).
A quasi voler concretizzare il suo simbolismo nel 1914 fece costruire sulla scogliera di Zoagli a strapiombo sul mare, un castello denominato tuttora IL CASTELLO DI SEM BENELLI: nel suo complesso, ma soprattutto in ogni particolare architettonico, traspare la personalità del drammaturgo, la stessa scelta dei materiali tra i più diversi ed eterogenei, come marmi, maioliche, mattoni, pietra...rispecchiano le sfaccettature dello scrittore. Nel suo insieme, maestoso e compatto, addolcito dalle linee curve delle ripetute rotondità, contornato da uno sfondo naturale unico, ne fanno quasi una scenografia teatrale ad integrazione delle sue opere. Fortemente condizionato dai fermenti operai di fine Ottocento e primo Novecento, su sostenuto da una forte tensione verso i valori della giustizia sociale.
Assieme a Filippo Tommaso Marinetti (con il quale fondò nel 1905 a Milano la rivista letteraria Poesia) fu fra coloro che propugnarono il movimento del Futurismo.
Assieme a Filippo Tommaso Marinetti (con il quale fondò nel 1905 a Milano la rivista letteraria Poesia) fu fra coloro che propugnarono il movimento del Futurismo.
Durante la prima guerra mondiale ricoprì i gradi di ufficiale e sostenne con ardore l'impresa di Fiume (anche se non condivise appieno le teorie interventiste e la marcia decisa da D'Annunzio, episodio che lo turbò molto).
Venne eletto deputato nel 1921, ma all'indomani dell'uccisione di Giacomo Matteotti entrò in rotta di collisione con il regime fascista, che iniziò da allora a boicottarne la figura tanto da costringerlo ad emigrare in Svizzera (rientrerà in Italia solo a conflitto concluso).
Trascorse gli ultimi anni di vita sul golfo del Tigullio, nella amatissima città di Zoagli, nella quale è tutt'oggi visibile l'elegante castello sul mare che fece costruire e che ne ricorda la figura e l'attività letteraria.
Venne eletto deputato nel 1921, ma all'indomani dell'uccisione di Giacomo Matteotti entrò in rotta di collisione con il regime fascista, che iniziò da allora a boicottarne la figura tanto da costringerlo ad emigrare in Svizzera (rientrerà in Italia solo a conflitto concluso).
Trascorse gli ultimi anni di vita sul golfo del Tigullio, nella amatissima città di Zoagli, nella quale è tutt'oggi visibile l'elegante castello sul mare che fece costruire e che ne ricorda la figura e l'attività letteraria.
Testo e foto tratti da http://www.wikipedia.it