Nella stagione successiva colleziona altre 2 presenze nella competizione prima di passare nel 1975 al Como. Qui però le cose non vanno granché bene: Rossi scende in campo soltanto per 6 volte nell'arco dell'intero torneo senza riuscire ad andare a segno. La svolta della carriera è però dietro l'angolo: la Juventus convince infatti il Lanerossi Vicenza, nell'estate del 1976, a prenderlo in comproprietà.
Rossi quell'estate è protagonista di un clamoroso affare di mercato tra il presidente del Vicenza Giuseppe Farina e quello juventino Giampiero Boniperti: per la risoluzione della comproprietà del giocatore infatti le due società sono costrette ad andare alle buste e Farina spara una cifra astronomica al fine di tenere il giocatore: circa due miliardi e mezzo di lire. La cifra desta scandalo in Italia creando tutta una serie di contrastanti reazioni anche politiche.
La stagione post-mondiale è però negativa sia per Rossi che per il Vicenza. Il campione subisce infatti un nuovo infortunio al ginocchio e deve restare fuori, lasciando la squadra in balia di un'incredibile retrocessione in Serie B dopo il secondo posto dell'anno prima. A questo punto Farina è costretto a cedere per forza di cose il giocatore e trova un accordo per il trasferimento dello stesso al Napoli di Corrado Ferlaino. Rossi però rifiuta il trasferimento nel capoluogo partenopeo per il timore di eccessive pressioni e sceglie il Perugia.
Poi il 1 marzo 1980 scoppia il celebre scandalo del calcio noto con l'appellativo di calcio scommesse in cui Paolo risulta coinvolto insieme ad altri compagni del Perugia. Nonostante l'attaccante professi più volte la propria totale estraneità ai fatti viene squalificato dalla CAF per ben due anni perdendo così anche la possibilità di partecipare ai Campionati europei Italia 1980. Per Paolo è una mazzata tremenda, ma nonostante ciò continua con forza ad andare avanti convinto della propria innocenza e i tifosi anche nel periodo della squalifica lo ripagano con l'affetto di sempre. Il primo anno di squalifica lo trascorre a Vicenza, città in cui si sposa e rimarrà a vivere, allenandosi con la squadra locale.
Nella primavera del 1981 è la Juventus a dargli nuova fiducia e lo ingaggia nonostante l'anno di squalifica ancora da scontare. La pena termina nel mese di aprile del 1982 e Paolo fa in tempo a giocare le ultime tre partite di campionato con i bianconeri, realizzando anche un gol all'Udinese e a conquistare lo Scudetto, il 20° nella storia del club torinese. Alla fine come premio per le sofferenza patite ed i sacrifici compiuti arriva la convocazione del CT Enzo Bearzot per il Campionato del mondo Spagna 1982.
La convocazione di Pablito, soprannome datogli ai tempi del mondiale argentino, scatena una serie infinita di polemiche: sono in molti infatti a criticare la scelta di Bearzot di portare in Spagna Rossi, reduce da due anni di inattività, e di lasciare a casa il capocannoniere del campionato Roberto Pruzzo. E dopo le prime partite contro Polonia, Perù e Camerun in cui l'attaccante mette in mostra serie carenze atletiche e di condizione, i giornalisti si scatenano anche alla luce dei deludenti risultati della squadra, che si qualifica al turno successivo per il rotto della cuffia grazie a tre pareggi. Tutti chiedono la testa di Bearzot, c'è chi addirittura lo offende pubblicamente. Analogo trattamento viene riservato a Rossi e ad altri componenti della Nazionale tanto che i giocatori tramite il loro capitano Dino Zoff annunciano la decisione di non parlare più con i giornalisti e di chiudersi nel famoso silenzio stampa.
In questa situazione l'Italia ritrova se stessa e batte 2-1 l'Argentina campione in carica grazie ai gol di Marco Tardelli ed Antonio Cabrini. Nella partita decisiva per l'accesso in semifinale arriva l'esplosione di Rossi che realizza una fantastica tripletta contro il Brasile, gioia che lo ripaga di tutte le umiliazioni patite nei due anni precedenti. Pablito è poi protagonista assoluto con una doppietta del 2-0 alla Polonia e in finale all'Estadio Santiago Bernabéu di Madrid apre le danze nel trionfo per 3-1 sulla Germania Ovest. Grazie ai gol nel Mundial conquista il titolo di capocannoniere della manifestazione e a fine anno il Pallone d'Oro.
L'annata successiva è invece ricca di soddisfazioni: Paolo contribuisce con 13 gol alla conquista del titolo nazionale e trionfa anche in Coppa delle Coppe conquistata a Basilea contro il Porto. Nella stagione 1984-85 arrivano la Supercoppa Europea e la tragica Coppa dei Campioni dell'Heysel di Bruxelles, entrambi contro il Liverpool. In questa stagione Paolo inizia il suo declino sportivo a causa soprattutto dei problemi alle ginocchia che cominciano a tormentarlo di continuo. La Juventus alla fine della stagione lo cede al Milan di Giuseppe Farina.
Pablito è ancora oggi un mito per generazioni di tifosi italiani e il suo nome resterà per sempre scolpito nella storia del nostro calcio e i nei cuori di milioni di sportivi.
Testo tratto da
http://www.wikipedia.it