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Filippo Mazzei |
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Filippo Mazzei nasce a
Poggio a Caiano (allora granducato di Toscana) il 25
dicembre 1730 e muore a Pisa il 19 marzo 1816.
Conosciuto anche come Philip Mazzei e
Philip Mazzie
Dopo gli studi
compiuti tra Prato e
Firenze nel 1752, in
seguito a dissapori
con il fratello
maggiore Jacopo
sulla gestione del
patrimonio
familiare, si
stabilì a Livorno
intraprendendo con
successo l’attività
di medico. Dopo solo
due anni lasciò la
città e si trasferì
a Smirne (Turchia)
come chirurgo a
seguito di un medico
locale. Nel 1754
giunse a Londra
dove, dopo un
iniziale periodo
irto di difficoltà
economiche che lo
vide arrangiarsi con
l’insegnamento
dell’italiano,
riuscì nel corso dei
tre lustri
successivi ad
arricchirsi con il
commercio dei
prodotti
mediterranei,
principalmente vino,
inserendosi
lentamente nei
salotti dell’alta
borghesia londinese.
In questo periodo
una breve parentesi
italiana si concluse
con un precipitoso
ritorno in
Inghilterra a
seguito di una
denuncia al
tribunale
dell'Inquisizione
per “importazione di
libri proibiti”.
L’illuminismo e le
idee di libertà
religiosa che
animavano il Mazzei,
ben tollerate nella
Londra di fine XVIII
secolo, erano tabù
nella bigotta realtà
italiana stretta
nella ferrea morsa
della controriforma.
In questi circoli
londinesi Filippo
Mazzei conobbe
Benjamin Franklin e
Thomas Adams,
personaggi che da li
a pochi anni
sarebbero stati trai
principali
protagonisti della
rivoluzione
americana. Le
colonie americane si
autogovernavano,
perlomeno sulle
questioni locali,
tramite assemblee di
delegati liberamente
eletti dai
capifamiglia, e
l’ordinamento
legislativo era
ispirato al meglio
della legislazione
inglese, che pure in
quegli anni era
probabilmente la più
avanzata, garantista
e liberista che
esistesse. Invitato
dagli amici d’oltre
oceano, spinto sia
dalla curiosità
dell’inedita forma
di governo ma
soprattutto dalla
disponibilità di
terre e quindi dalla
prospettiva di
impiantare nel nuovo
mondo coltivazioni
mediterranee, nel
1773 Mazzei si
trasferì in
Virginia, con al
seguito un gruppo di
agricoltori toscani.
Inizialmente diretto
in altro sito,
Mazzei si fermò
presso la tenuta di
Monticello per
incontrare Thomas
Jefferson, con il
quale già
intratteneva
rapporti epistolari
e vantava amicizie
comuni, e fu da lui
convinto a
trattenersi in loco,
arrivando a cedere
circa 0.75 Km² della
sua tenuta a favore
dell’italiano. Da
questa cessione
nacque la tenuta di
Colle,
successivamente
ampliata: un
sodalizio
commerciale, con il
primo impianto di
una vigna nella
colonia della
Virginia, ma
soprattutto un
sodalizio
intellettuale,
frutto di una comune
visione politica e
di ideali condivisi,
che si sarebbe
protratto per oltre
40 anni. Il livello
delle frequentazioni
americane trascinò
velocemente Mazzei,
arrivato con mere
intenzioni
imprenditoriali,
nella vita politica
della ribollente
colonia della
Virginia. Autore di
veementi librelli
contro l’opprimente
dominazione inglese,
inneggianti alla
libertà ed
all’uguaglianza;
alcuni di questi
scritti furono
tradotti in inglese
dallo stesso
Jefferson che rimase
influenzato da tali
ideali, tanto da
ritrovare
successivamente
alcune frasi di
Mazzei trasposte
nella Dichiarazione
d’Indipendenza degli
Stati Uniti
d’America. Eletto
speaker
dell’assemblea
parrocchiale dopo
solo sei mesi dal
suo arrivo in
Virginia, ebbe modo
di esporre le sue
idee sulla liberta
religiosa e politica
ad un vasto
oratorio, composto
anche di persone
umili ed ignoranti,
che lo ascoltavano
assorte. Un suo
scritto "Instructions
of the Freeholders
of Albemarle County
to their Delegates
in Convention",
redatto come
istruzioni per i
delegati della
contea di Albemarle
alla convenzione
autoconvocatasi dopo
lo scioglimento
forzato
dell’assemblea della
Virginia imposto dal
governatore inglese,
fu utilizzato da
Jefferson come bozza
per il primo
tentativo di
scrittura della
Costituzione dello
stato della
Virginia.
La sua affermazione
politica seguiva di
pari passo i rovesci
economici in quanto
il clima ed il
terreno della
Virginia non si
erano dimostrati
particolarmente
graditi a vite ed
olivo, e una
eccezionale gelata
distrusse buona
parte delle stentate
coltivazioni
impiantate con tanta
fatica.
Naturalizzato
cittadino della
Virginia, volontario
delle prime ore
nella guerra
d’indipendenza
americana, nel 1778
fu inviato in Europa
da Jefferson e
Madison per cercare
prestiti, acquistare
– o meglio,
contrabbandare –
armi ed ottenere
informazioni
politiche e militari
utili alla nascente
nazione. In questo
periodo scrisse
articoli di
giornale, fece
interventi pubblici
e cercò di avviare
rapporti commerciali
e politici tra gli
stati europei e la
Virginia; per tali
servizi fu
ufficialmente
retribuito dal 1779
al 1784. Rientrato
in Virginia nel
1783, con suo grande
disappunto non fu
nominato console e
due anni dopo lasciò
per l’ultima volta
il suolo americano,
mantenendo comunque
contatti epistolari
con molti di quelli
che oggi sono
definiti “padri
della patria”
statunitensi ed in
particolare con
Jefferson, che ebbe
modo di reincontrare
successivamente a
Parigi. In questo
breve periodo riusci
comunque ad essere
nominato
amministratore della
contea di Albemarle.
Approdato a Parigi,
nel 1788 pubblicò
una voluminosa e
prolissa opera
“Recherches
historiques et
politiques sur les
États-Unis de l'Amérique
septentrionale” che
nonostante il
mancato successo
editoriale rimane
tutt’oggi una
preziosissima fonte
di informazioni sul
movimento che
innescò la
rivoluzione
americana, in quanto
gli altri scritti
contemporanei sono
quasi sempre
infarciti di
propaganda, a favore
o contraria. La
notorietà delle sue
idee e la costante
attività di
propaganda a favore
dei neonati Stati
Uniti d’America lo
fece venire in
contatto con re
Stanislao Augusto di
Polonia, illuminato
sovrano liberale, di
cui divenne prima
consigliere e poi
rappresentante a
Parigi. Da questa
posizione
privilegiata poté
seguire in diretta
la rivoluzione
francese, di cui
condannò lo deriva giacobina e prese
atto della rovina
economica, e nel
1791 si trasferì a
Varsavia assumendo
la cittadinanza
polacca e
contribuendo alla
stesura della
costituzione. Dopo
un anno passato a
Varsavia, a seguito
della spartizione
della Polonia nel
1792 rientrò
definitivamente in
Italia, stabilendosi
a Pisa. Nel 1795 la
Polonia fu dissolta
dalla terza
spartizione operata
da Russia e Prussia;
nel 1802 lo zar
Alessandro I si
accollò i debiti
della corte polacca
e Mazzei poté fruire
di un vitalizio. Il
disincantato Mazzei
nel 1799 oramai
settantenne assunse
nuovamente all’onore
delle cronache. Fu
testimone
dell’arrivo delle
truppe repubblicane
francesi in Pisa, e
poi della loro
cacciata, e fu
coinvolto pur senza
danni nei successivi
processi intentati
dal bargello ai
liberali pisani che
si riunivano durante
la breve occupazione
al Caffè dell'Ussero
sul lungarno.
Mazzei visse
quietamente altri 17
anni, limitandosi ad
una ristretta
cerchia di salotti
frequentati da
giovani liberali di
cui era ispiratore,
sempre nostalgico
della Virginia e dei
suoi amici americani
che pure ne
auspicavano il
ritorno, ma tuttavia
non fu mai capace di
affrontare questa
nuova avventura.
Ebbe modo di
assistere all’ascesa
ed alla caduta di
Napoleone Bonaparte
e scrisse le sue
memorie, pubblicate
postume nel 1848.
Forse Filippo Mazzei
morì amareggiato nel
constatare come il
Congresso di Vienna
aveva restaurato
l’ancien régime e
che gli Stati Uniti
d’America erano
ancora una fragile
ed instabile
nazione, ma oggi
sappiamo che le sue
azioni e quelle di
altri illuminati
suoi contemporanei
avevano innescato un
inarrestabile
processo che nel
giro di qualche
decennio trasformò
il mondo in uno
simile quello che
conosciamo oggi, ed
i suoi valori sono i
valori che ispirano
le moderne società
civili.
Per le opere di
Filippo Mazzei
clicca
qui.
Testo tratto da
http://www.wikipedia.it
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