

Non sarà un miracolo, ma solo il frutto della sua bellezza - una bellezza cristallina e per niente vistosa - se qualche anno più tardi entrerà per la porta principale nel mondo del cinema. La leggenda racconta di una sua fotografia che, passata di mano in mano, pervenne in quelle del regista Aldo Vergani (altre fonti dicono che invece il suo scopritore sia stato il direttore di produzione Eugenio Fontana); resta il fatto che le fu chiesto di andare a Roma per un provino. La stessa leggenda vuole che lei si mostrasse ritrosa a partire, ma che invece ebbe la spinta dai genitori, stranamente scevri dai tipici pregiudizi verso il mondo dello spettacolo ancora presenti negli anni a cavallo fra le due guerre mondiali.
Alla prima particina nel Pietro Micca, polpettone propagandistico voluto dal regime fascista, seguì tutta una serie di pellicole non certo di eccelsa qualità: Ettore Fieramosca, Io, suo padre, Il socio invisibile, L’eredità in corsa. Nel 1941 uscì il film che le dette notorietà internazionale e non solo per la sua recitazione, ritenuta unanimemente eccellente, quanto per un fatto che la storia del cinema cataloga come il primo seno nudo apparso in un film non proibito dalla censura. Lo volle Alessandro Blasetti nella Cena delle Beffe, tratto dall’omonimo dramma di Sem Benelli. Fu un evento che suscitò molto scalpore ed ebbe non pochi strascichi polemici.

Il film, il primo di Luchino Visconti, ebbe un grande successo anche internazionale, e Clara venne issata, suo malgrado, sul piccolo piedistallo riservato ai divi di prima grandezza. Ecco come la descrisse un critico cinematografico, con l’enfasi e la retorica tipici dell’epoca: "Bronzeo il viso, come statua scolpita, curva la fronte ampia ed altera, morbida l’ombra delle rosee gote, incantevoli gli occhi a mandorla, carnose le labbra sensuali, nel volto incorniciato di capelli bruni”.
Ma nonostante il grande successo della pellicola Clara uscì spossata da questa esperienza e in piena crisi esistenziale. Le occorsero due anni di quasi totale inattività e l’incontro con un pilota di aerei (il fascino della divisa azzurra!) per farla tornare alla realtà. Ma con il cinema non riannodò più quel filo che si era - con Ossessione - irrimediabilmente spezzato. Sì, è vero, girò ancora qualche film - anche con lo stesso Visconti, che la volle nella parte di una prostituta nelle Notti bianche - ma Clara aveva deciso che quel mondo artificiale ormai non le apparteneva più. E se ne tenne lontana per gli oltre quarant'anni che le restarono da vivere. Salvo apparire in Profondo rosso di Dario Argento, del 1975: l’anziana attrice è l’assassina vestita di nero lucente.